Adami, Martina
30.06.2020
Adami, Martina (2020). Recensione/Rezension: Tradurre classici greci in lingue moderne. Ars docendi, 3, giugno 2020.
In queste poche pagine M. Adami vorrebbe accennare a un volume (scritto in gran parte in lingua italiana) edito a Friburgo dalla casa editrice Rombach, a filologi molta nota. Si tratta del volume “Tradurre classici greci in lingue moderne”, frutto di una cospicua collaborazione dell’università di Friburgo e il professor Matteo Taufer, presidente della sezione Trentino-Alto Adige dell’AICC. I saggi forse più interessanti e affascinanti riguardano il verso XIII 158 dell’odissea e come l’intenzione di questo verso nella traduzione angloamericana di R. Lattimore viene malinterpretata, molto vicina al pensiero americano, ma non a quello grecoantico di Omero. Altri temi sono C. Pavese, le sue traduzioni e come queste traduzioni abbiano influenzato anche la sua opera letteraria o Martin Heidegger e la sua visione di una traduzione appropriata. Franco Ferrari si concentra sul termine polivalente „οủσία“ negli scritti di Platone e le difficoltà di tradurre questa parola nei diversi contesti. Bernhard Zimmermann si occupa delle traduzioni di commedie greco-antiche e qualche ostacolo in interpretazioni e traduzioni in lingua tedesca. Giuseppe Zanetto si chiede, se è possibile tradurre un epigramma. Alla fine del volume si può trovare un’affascinante saggio sull’editore veneziano Aldo Manuzio e come questo si fosse servito di citazioni greche e latine anche nei suoi scritti privati e pubblici. È un volume assai interessante e importante, perché ci fa riflettere (in maniera molto dilatata) di una competenza che nei nostri giorni purtroppo viene sempre mena, che però sarebbe tanto importante a saper gestire le diverse lingue e capirci.
In queste poche pagine M. Adami vorrebbe accennare a un volume (scritto in gran parte in lingua italiana) edito a Friburgo dalla casa editrice Rombach, a filologi molta nota. Si tratta del volume “Tradurre classici greci in lingue moderne”, frutto di una cospicua collaborazione dell’università di Friburgo e il professor Matteo Taufer, presidente della sezione Trentino-Alto Adige dell’AICC. I saggi forse più interessanti e affascinanti riguardano il verso XIII 158 dell’odissea e come l’intenzione di questo verso nella traduzione angloamericana di R. Lattimore viene malinterpretata, molto vicina al pensiero americano, ma non a quello grecoantico di Omero. Altri temi sono C. Pavese, le sue traduzioni e come queste traduzioni abbiano influenzato anche la sua opera letteraria o Martin Heidegger e la sua visione di una traduzione appropriata. Franco Ferrari si concentra sul termine polivalente „οủσία“ negli scritti di Platone e le difficoltà di tradurre questa parola nei diversi contesti. Bernhard Zimmermann si occupa delle traduzioni di commedie greco-antiche e qualche ostacolo in interpretazioni e traduzioni in lingua tedesca. Giuseppe Zanetto si chiede, se è possibile tradurre un epigramma. Alla fine del volume si può trovare un’affascinante saggio sull’editore veneziano Aldo Manuzio e come questo si fosse servito di citazioni greche e latine anche nei suoi scritti privati e pubblici. È un volume assai interessante e importante, perché ci fa riflettere (in maniera molto dilatata) di una competenza che nei nostri giorni purtroppo viene sempre mena, che però sarebbe tanto importante a saper gestire le diverse lingue e capirci.